Wasabi’s Best Album 2011 – #1
Lo scorso anno, nella playlist che aveva lo stesso intento, ma con un numero in meno, abbiamo snobbato Peter Gabriel. Volutamente. Facendo finta che Scratch My Back non fosse mai stato prodotto. Come un cagnolino permaloso che si gira di spalle, dopo esser stato tradito nell’aspettativa mancata della gita al parco, non siamo riusciti a perdonare al nostro eroe, di esser stato lento, liscio, piatto e di aver persino rovinato qualche canzone che era bella, prima che lui si arrogasse il diritto di trasformarla in litania. Ad averne trovate di parole così per tirar fuori una recensione di quell’album! Ma avevamo la voce rotta dal pianto ed eravamo troppo persi tra confusione e sgomento per parlarne. Così tacemmo. Peter Gabriel invece era già al lavoro con il progetto che quest’anno lo riporta sul podio, seduto sul suo trono. L’orchestra, gli stumenti, il pubblico, la sua voce, il cuore di un uomo che al rock ha dato tutto, ma l’ha dato troppo presto perchè potesse essere compreso da tutti. Non è giusto descrivervi New Blood se non l’avete ascoltato, perché il fraintendimento è garantito. In fondo l’idea di riproporre alcuni brani con arrangiamenti orchestrali è venuta prima ad Elton John, e più recentemente a Sting. Bellissimo disco il Simphonicities di Sting, ma questo sangue qua, è un altro sangue. Così quando di nuovi testi e nuove melodie non ce ne sono più, noi ci accontentiamo di ascoltare quelle stesse di sempre, che ci hanno resi migliori nel vano tentativo di dimenticare i Genesis, quella band da cui poi ha preso il nome un’altra band con Phil Collins alla voce. E’ sempre un sollievo pensare che ci siano state due band diverse, anche se con un’omonimia che ha generato una certa confusione. Così come è bello pensare che ancora oggi esistono cinque, dieci, venti Peter Gabriel diversi. Ciascuno si tenga il suo, sarà comunque un buon affare.
Voto= non ci permetteremmo mai.